Eriksen titolare a Cagliari? Conte non meriti il danese e neppure l’Inter

Contro il Cagliari, Eriksen dovrebbe partire titolare con l’Inter: dopo la figuraccia in Champions, Conte corre ai ripari: ormai è tardi

Nella gara di domenica, ore 12.30 alla Sardegna Arena, l’Inter torna in campo contro il Cagliari dopo l’eliminazione in Champions League. Conte è finito ultimo nel girone, non avrà neppure la possibilità di disputare quell’Europa League che lo scorso anno provò a vincere.

In finale, però, contro un Siviglia sicuramente inferiore, mostrò ancora una volta la sua allergia alle competizioni continentali.

Mercoledì, contro un’altra squadra nettamente inferiore, lo Shakhtar, il delitto perfetto: uno 0-0 che dimostra come l’Europa e Conte siano nemici, come il tecnico salentino sia buono, forse, per vincere lo scudetto con una squadra super attrezzata per farlo, ma che in Europa non conosce il senso della qualità. Con puntuali ed inevitabili brutte figure.

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Eriksen Inter
Christian Eriksen sconsolato dopo lo 0-0 in Champions di mercoledì: ha giocato solo pochi minuti (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Eriksen titolare contro il Cagliari: troppo facile

Tra maleducazione e supponenza, Conte ha detto di avere un piano B, ma di non volerlo mostrare. Bisognava, forse, aspettare solo qualche giorno, con la gara contro il Cagliari che potrebbe vedere Eriksen titolare?

Il danese è stato eccellente mercoledì contro la Shakhtar: il suo è stato uno schiaffo virtuale ma pesante che arriva in pieno volto ad un Conte (tecnico da un milione al mese di stipendio) che non vuol capire l’evoluzione del calcio, della necessità di fare qualità, del bisogno disperato che ha anche la sua Inter di talento e di una capacità diversa di verticalizzare.

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Inserire Eriksen a Cagliari quando è apparso quasi un capriccio quello di non volerlo inserire prima in Champions, come per non darla vinta al coro di voci che chiedevano il danese per illuminare un triste Meazza, diventa troppo semplice. Un contentino che non serve a nessuno, solo parzialmente giustificato dalle assenze.

Conte deve riflettere su stesso: fallire un obiettivo come il passaggio del girone in Champions macchia così fortemente la sua stagione che Suning non può che sperare nello scudetto per portare avanti il rapporto con il tecnico. Altrimenti, sarà costretto ad allontanarlo, subendo la scellerata scelta di un ingaggio da 12 milioni annui e quella di avere in casa un tecnico che pensa di esser depositario dell’essenza del calcio. Mentre il football è cambiato, è progredito: anche senza Conte.